03- I Cronotopi


 Le forme del tempo

Nell'universo complesso della Creazione Universale, la dinamica temporale non si riscontra solo nei processi evolutivi, specie nella duplice fenomenologia dell'entropia e della sintropia, ma si propone anche nelle antiche metafore temporali legate al "tempo circolare" e al "tempo lineare". Il "tempo circolare", detto anche "ciclico", presenta una dinamica simile alle orbite planetarie, ai cicli stagionali o alla rotazione delle lancetta di un orologio: è un tempo che periodicamente ritorna al punto d'origine. E' una dinamica non  cumulativo ma reversibile, simmetrica tra l'andata e il ritorno, come tra il crescere e il decrescere della luna, che di per se non ha evoluzione. Il contrario vale per il "tempo lineare", di carattere cumulativo come il cumulo di sabbia all'interno di una clessidra, ovvero come il numero degli anni del calendario, con una dinamica che avanza in modo irreversibile simile alla crescita di un albero, secondo l'asse verticale di elevazione progressiva proprio al progresso evolutivo che "rompe la simmetria tra il prima e il dopo". Basta solo aggiungere che la dinamica temporale, così come la viviamo nella realtà, si compone di entrambi questi movimenti, la circolarità ciclica e la continuità lineare: il risultato è la significativa forma a spirale, associata alla "vite" che avanza, simile al sistema periodico decimale, sebbene troviamo la sua forma più eclatante nella macrospirale intergalattica in evoluzione espansiva e, non a caso, ugualmente nella doppia spirale del DNA che ogni anno cresce di una spira.
Tuttavia, la dinamica del tempo, per quanto avanza con moto inarrestabile, non passa semplicemente ma lascia le sue tracce che, come orme, segnano il camino percorso dal divenire e per il quale si può ripercorrerlo all'inverso fino alle origini. Vale bene l'esempio del codice genetico, il DNA, che è la memoria codificata della cellula vivente in cui si conserva il patrimonio mnemonico dell'evoluzione universale. Si potrebbe pensare che tutto il mondo è uni immenso sistema tipo DNA: dove il flusso temporale si decanta nei sedimenti stratificati del reale, quasi che il tempo si materializzasse nei mutamenti del mondo fisico come si registra nell'accumulo mnemonico degli esseri senzienti, trasformandosi in codici linguistici ed evoluzione neurale. Certo che i cosiddetti "segni del tempo", di cui è costellata la realtà, esprimono una valenza semantica che, se analizzata bene, si dimostrerebbe rimarchevole. In effetti è da tempo che il grande semiologo russo Mikhail Bachtrim scrisse: "il mondo è una grande cronotopo", cioè una topologia disegnata dal tempo.
Tanto è vero che nella memoria stratificata del divenire le origini formano il nucleo del presente come nella sezione trasversale trasversale di un albero, i cui cerchi segnano gli anni di vita trascorsi, il centro assiale è formato dalla inerzia del primo germoglio. Lo stesso vale nella dimensione macroscopica dell'universo, dove tutt'ora si registra il "rumore di fondo" che fu prodotto dall'esplosione primordiale, il Big-Bang. Pertanto i laboratori scientifici più avanzati, il CERN sotto il Monte Bianco per esempio,  studiano essenzialmente i "primi tre minuti" dell'universo, per scoprire le particelle e le energie primarie che formano il nucleo del reale odierno.


Considerando l'indubbia qualità semantica del tempo, si comprende l'esistenza di un duplice percorso, che da un verso procede con la freccia temporale verso il futuro, mentre per l'altro verso una freccia semantica indica verso il passato tramite la lettura dei segni del tempo percorribile fino alle origini, con le radici del presente. La conseguenza  è un concetto paradossale: nell'universo complesso della creazione universale, non solo si crea il futuro ma contemporaneamente anche il passato.  Mentre  le trasformazioni evolutive creano il nuovo, per quanto siano indeterminate, derivano dall'esistente che fu creato nel passato; per cui il nuovo svela aspetti nuovi nel potenziale creativo delle origini. In altre parole la creazione nuova del futuro è contemporaneamente anche la creazione nuova del passato; ossia il significato nuovo del futuro cambia il significato vecchio del passato, rivelando un nuovo elemento del suo potenziale creativo. Per dare una immagine a questa complessa dinamica temporale, si potrebbe immaginare una "duplice freccia temporale", collocata in senso verticale, che, mentre spinge in alto verso il futuro, allo stesso tempo spinge in basso verso il passato: entrambi in perpetua trasformazione creativa. L'immagine metaforica di questa complessa dinamica temporale abbiamo definita "l'asse semantica del tempo".

L'asse semantica del tempo


La visione globale

La "visione globale", irrinunciabile nel mondo della comunicazione planetaria, è la dimensione immaginativa in cui opera l'Arte della Complessità Globale. Tuttavia la “visione globale” in questione ha come caratteristica non solo quella di abbracciare l'intero spazio del globo terrestre ma anche quello di proiettarsi nella totalità del suo tempo storico e progettuale, il che equivale ad aprire una finestra, con un'immagine “cronotopica” del mondo, spalancati tra le origini più remote del passato e le ipotesi dei possibili futuri anche quelli più lontani. Di conseguenza le opere creatovi, mentre riflettono la lettura poetica di questo territorio spazio-temporale, nel loro insieme compongono l'immagine "cronotopica" dell'habitat umano. In questa visione globale trova ovviamente particolare risalto la dimensione temporale, e questo per l'illustrazione inedita della nuova Weltanschauung stimolata dall'innovazione teorica del tempo creativo, a sua volte parte organica del progetto di creazione complessivo. Tanto è vero che le immagini che si formano in questo processo creativo rilevano ed esprimono la fenomenologia spesso inavvertita della dinamica temporale, dando luogo a dei "modelli di creatività del tempo”, la cui trascrizione iconica, cioè l'opera artistica, è definita come "cronotipo", ovvero modello crono-tipico. Questi modelli concettuali e iconografici, infine, sono da considerare come semi semantici la cui trasposizione nella realtà è affidata alla dinamica del tempo creativo da cui derivano. 


I cronotipi


Anzitutto i "cronotipi", in quanto definiti modelli,  possono essere considerati prototipi in scala minore di opere più grandi o di operazioni culturali più complesse: come il pittore e lo scultore preparano un bozzetto, oppure l'architetto esegue il modellino di un edificio, di un quartiere o di una città. Sotto il profili di modelli in scala ridotta, specie le opere tridimensionali, possono essere equivocate come "arte minimalista", ciò che è formalmente verosimile ma concettualmente deviante. In realtà i "cronotipi" seguono una modulazione dimensionale più complessa, perché se per un verso si proiettano nella globalità per l'altro verso sono commisurati al corpo fisico dell'artista e ai sottomultipli dei suoi arti. In primo luogo l'altezza fino alla testa o alle braccia estese, con cui i modelli si relazionano alla "misura umana" di memoria umanistica, ben rappresentato dal noto disegno leonardesco dell'Homo vetruviano, raffigurante l'archetipo adamitico; mentre i sottomultipli dimensionali, che coincidono con le grandezze degli arti, trovano un loro modello umanistico  nei rispettivi disegni di Albrecht Dürer. Il significato e l'obiettivo di questi riferimenti dimensionali è il seguente: coinvolgere una sintonizzazione globale-locale definita  dal neologismo ecologico "glocal". Si tratta di una relazione fondamentale per il futuro del nostro pianeta come della nostra esistenza, che ha da divenire empatica oltreché concettuale, per ampliarsi nella relazione micro-macrocosmo, come habitat di consapevolezza della nostra dimensione esistenziale.

Sotto il profilo concettuale e pratico i "cronotipi" sono "modelli transculturali del tempo" da relazionare ad una molteplicità di contesti culturali e diversità di media espressivi, soprattutto come chiave di lettura o di interpretazione di opere o fenomenologie del reale: in particolare si applicano alla rivisitazione della storia umana nel suo insieme, come a quella delle arti e delle architetture, oltre ai sistemi mitici che tradizionalmente ne sono il contenuto. Visti in questa interazione globale  i "cronotipi" rappresentano piuttosto dei modelli concettuali, dei modelli di pensiero e del pensare, rielaborando la concezione umanistica per cui Leonardo da Vinci disse: "la pittura è una cosa mentale". Di conseguenza i "cronotipi" sono da equiparare a delle icone mentali create per essere trasmessi nello spazio e nel tempo: praticamente delle opere informatiche. Come tali i "cronotipi", in quanto modelli dei mutamenti cronici del tempo,  sono la creazioni di metafore visuali della realtà invisibile, di cui visualizzano le dinamiche occulte del tempo, la cui fenomenologie condizionano profondamente la nostra esistenza quotidiana. Sotto questo aspetto sono simili a dei modelli scientifici, come la metafora planetaria dell'atomo e delle molecole, o la doppia elica del DNA: immagini immaginate -non viste- ma plausibilmente confacenti a fenomeni reali. Se poi si considerano i "cronotipi" come modelli concettuali ed icone mentali riferite ad analoghe dinamiche sia naturali che culturali, allora essi formano al contempo delle nuove chiavi di lettura della fenomenologia globale. Come dire che, attraverso i suoi "cronotipo", la Global Complexity Art spalanca una "nuova finestra sul mondo" tramite cui si percepiscono visioni nuove su panorami consueti, fino a  provocare la visualizzazione di progetti diversi per futuri diversi.
In conclusione non si può trascurare che i vari "cronotipi" stanno in una relazione concettuale di reciprocità, nel senso che si completano vicendevolmente, come immagini di un immaginario che segue una grammatica di coerenza complessiva, fino a formare l'immagine cronotopica del mondo.  Per essere più precisi vanno considerati come frammenti differenziati di un insieme dove ogni parte rispecchia sia particolari aspetti sia la complessività globale nel suo processo di evoluzione nel tempo. Il modello globale di questo approccio creativo è l'insieme complesso in cui vige "l'unità delle differenze". Per cui lo strumento creativo e il fine della creazione trovano perfetta corrispondenza nella progettualità della Global Complexity Art: l'evoluzione in complessità del sistema mondo. Ovviamente questo salto evolutivo dell'umanità, per altro irrinunciabile, non potrà che evocare mutamenti culturali profondi e complessi, non dissimile a quanto l'Apocalisse profetizza con un "nuovo cielo e nuova terra" insieme ad una rinnovata identità del mondo e dei suo abitanti.
Questa visione creativa riprende e aggiorna il concetto artistico del grande Beuys, che considerava ogni sua opera come una parte del suo progetto di una futura "opera d'arte collettiva globale". Si noti pure che questa visione, di apparente utopica irrealizzabilità, non è altro che l'elaborazione in termini attuali di pratiche antiche ed universali, come quella dei modelli mandalici  (archetipi, psico-cosmogrami, sezione aurea), con cui si svilupparono  le arti delle grandiose estetiche create nelle antiche culture del mondo.

























































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